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Nuovo allarme maltempo. La Bonifica in costante allerta

PIACENZA (31 ottobre 2011) – “Una breve tregua ed ecco che le previsioni annunciano per i prossimi giorni una nuova perturbazione che sembra debba durare sino al prossimo 10 novembre. Prepariamoci al peggio”. Con queste parole Fausto Zermani, Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza, assicura i propri consorziati che il Consorzio svolgerà come sempre una costante azione di tutela e salvaguardia del territorio sotteso alle opere di bonifica.

Fa presente che vengono monitorati, oltre alle principali opere di bonifica quali gli impianti idrovori e le dighe, anche i 2.000 chilometri di canali artificiali che solcano la vasta pianura piacentina.

Informa che il reticolo dei canali consortili si trova in buone condizioni di manutenzione.

“La Bonifica della città di Piacenza – spiega il geom. Roberto Terret - interessa un’area di circa 1.750 ettari, quasi interamente urbanizzati. Una lunghezza totale di circa 10 chilometri di canalizzazione la circonda, da est a ovest. I canali così detti “diversivi” convogliano le acque meteoriche provenienti dalle colline e le indirizzano, per gravità, nel Trebbia e nel Nure, (rispettivamente, il diversivo di Ovest nel Trebbia e il diversivo di Est nel Nure). Consentono, in questo modo, un’ulteriore difesa per la città e per la campagna limitrofa. Tale compito si traduce nel trasferimento di considerevoli portate d’acqua piovana, per gravità, verso il torrente Trebbia (diversivo di Ovest, portata massima di 52 metri cubi al secondo) ed il torrente Nure (diversivo di Est, portata massima di 27 metri cubi al secondo). Proprio per le prossime precipitazioni che stanno per abbattersi su Piacenza, altro canale che sarà monitorato è il Diversivo di Est in loc. Volpara di Roncaglia, dove un tratto di tale canale è stato interessato da gravi fenomeni di dissesto”.

Sempre sul fronte della sicurezza idraulica, non solo il Capoluogo di provincia è tutelato da questi canali, ma è anche protetto da due impianti idrovori, quello di Finarda e quello di Armalunga, mantenuti sempre efficienti dal Consorzio, grazie ai lavori di manutenzione delle pompe. L’assenza di questi impianti idrovori – spiega il tecnico Terret – comporterebbe, durante una piena del fiume Po, un allagamento di tutte quelle aree abitate che hanno una quota inferiore a quella di massima piena: dalla zona bassa di Piacenza, a Mortizza e oltre”.

Il Presidente del Consorzio fa inoltre presente che, come di consueto vengono sorvegliati, in modo particolare, i punti più critici della rete di bonifica per assicurare eventuali interventi di emergenza. Il Presidente riprendendo alcune tematiche riguardanti i problemi più significativi della regimazione idraulica nel territorio piacentino sottolinea che ogni evento anche non particolarmente intenso, ormai sempre più frequente – nevicate eccezionali, violente grandinate, scroscianti piogge – può mettere in crisi le opere di bonifica sempre più sottoposte alle conseguenze di una forte trasformazione del territorio dovuta alla impermeabilizzazione dei suoli per lo sviluppo delle aree adibite a civili abitazioni e a insediamenti artigianali e industriali. Rammenta la leggerezza con la quale in passato le Istituzioni hanno affrontato i problemi dello sgrondo delle acque meteoriche nella programmazione degli insediamenti civili e industriali, talvolta localizzati in aree idraulicamente sofferenti e realizzati senza i necessari accorgimenti.

C'è bisogno – chiarisce Zermani - che la cultura della prevenzione prevalga su quella dell'emergenza. Siamo bravissimi a dichiarare lo stato d'emergenza, ma meno bravi a superare le criticità idrogeologiche con interventi programmati. Lo scorso mese l'Associazione Nazionale Bonifiche (ANBI) ha presentato in Parlamento 2.500 progetti per un valore complessivo di oltre 5 miliardi e 700 milioni di euro. La cultura della prevenzione, in sostanza, sarebbe in grado di produrre anche sviluppo e occupazione.

“E’ importante – conclude Zermani - che gli Amministratori dei territori ci aiutino a non far mancare le risorse per la prevenzione. In questi tempi di tagli infatti, corriamo il rischio che si faccia cassa sottraendo soldi alla cura del territorio”.

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