La diga di Mignano scongiura gravi danni in Val d'Arda
Tutti gli uomini del Consorzio di Bonifica impegnati nel drenaggio delle acque nelle zone colpite
Zermani : "Cogliamo l'occasione per interrogarci seriamente sulle norme della cosiddetta ri-naturalizzazione dei corsi d'acqua. Prima vengono le persone."
Piacenza - 14 settembre 2015 - Rischio per la sicurezza delle persone in alcune frazioni montane isolate, abitazioni bloccate dai flussi improvvisi delle acque, tratti di strade dissestate, parziale interruzione dell'energia elettrica e aziende agricole duramente colpite da una delle esondazioni di Trebbia e Nure più rapide ed imponenti degli ultimi anni. In questo complesso scenario il Consorzio di Bonifica di Piacenza si è subito attivato nelle operazioni di intervento nelle zone colpite del proprio comprensorio. Tutti gli impianti idrovori sono accesi e al massimo dell'attività di pompaggio ( ad Armalunga tre idrovore drenano di continuo acqua dalle primissime ore del mattino). Le diverse squadre dei tecnici consortili stanno tutt'ora effettuando ininterrottamente sopralluoghi di monitoraggio e lavori di ripristino ( dove possibile vista la consistente mole del fenomeno verificatosi ) attraverso drenaggi e risistemazioni mirate in attesa di adoperarsi ulteriormente per portare via le acque di superficie mediante il lunghissimo reticolo delle canalizzazioni di scolo e gli impianti idrovori, pompe mobili. Da evidenziare al contempo come la diga di Mignano e i rilasci programmati dai tecnici del Consorzio abbiano scongiurato, in questa occasione, gravi ed ingenti danni ed ulteriori ripercussioni anche sull'intera Val d'Arda fungendo così da vera e propria vasca che ha contenuto l'abbondante quantità di pioggia caduta in così breve tempo. Un lavoro molto importante di mitigazione del danno in queste ore concitate è da attribuire alle numerose imprese agricole ancora una volta colpite con ferocia dagli eventi naturali e ai consorzi privati che stanno svolgendo un prezioso ruolo. Il presidente del Consorzio di Bonifica Fausto Zermani, impegnato da subito nei sopralluoghi delle zone più a rischio ( nell'immagine a Roncaglia con un tecnico consortile) ha sottolineato come queste "bombe d'acqua" così violente e straordinarie, con nefaste conseguenze dirette su persone ed economia, mettano pesantemente al centro del dibattito ed in discussione le recenti norme sulla cosiddetta ri-naturalizzazione degli alvei dei fiumi in cui si dibatte sull'azione degli interventi artificiali dell'uomo sul territorio, azioni perlopiù volte alla salvaguardia e alla prevenzione di questi gravi fenomeni: pensiamo alla funzione contenitiva svolta dalla diga di Mignano e all'incidenza estremamente negativa avuta dai numerosissimì tronchi e detriti disseminati lungo tutto il corso di Trebbia e Nure. Meglio che un tronco d'albero in balia delle acque ne ostruisca il flusso bloccando un ponte o meglio levarlo di mezzo in anticipo in modo adeguato senza lungaggini e regolamenti fuori dal tempo? Forse sarebbe il caso di darci davvero nuove condizioni di sicurezza per tutti intervenendo in tempo utile ".
Ufficio Stampa