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Evoluzione della Bonifica

Indice articoli

La nascita del Consorzio di Piacenza

Una relazione pubblicata a Milano sempre nel 1865 dal titolo “Sulle Bonificazioni. Risaie ed Irrigazioni del Regno d’Italia” riferendosi alla provincia di Piacenza, rilevava la presenza di terreni paludosi ed acquitrinosi la cui giacitura, a quota inferiore al livello di piena del fiume Po, determinava frequenti allagamenti. In particolare il territorio ubicato nei comuni di Sarmato, Fontana Pradosa e Castel San Giovanni ed esteso per circa 1200 ettari, idrograficamente risultava percorso da sei rii e da numerosi colatori secondari, le cui acque, nei periodi di piena del Po, non potendo defluire nel recipiente naturale, si espandevano nelle campagne e negli abitati dove ristagnavano per tutto il periodo corrispondente alla durata della piena del fiume.

Indagini successive portarono ad un più puntuale accertamento della situazione ed a ricomprendere quasi per intero la pianura piacentina in tre distinti comprensori idraulici.

Il primo costituito dai territori ubicati tra il Rio Carona ed il torrente Trebbia (Primo Comprensorio Po); il secondo, dalla zona più depressa della pianura posta tra il Trebbia ed il torrente Nure (Bonifica Urbana e Suburbana di Piacenza); il terzo, costituito dal territorio racchiuso tra il Nure e l’Ongina (Bonifica del Basso Piacentino).

Il Consorzio del “Primo Circondario del Po” venne costituito nell’anno 1869 con il compito di provvedere alla difesa delle arginature.

Negli anni seguenti l’aumento della popolazione, le miserevoli condizioni di vita di gran parte di essa, la necessità di creare occasioni di lavoro, provocarono una forte domanda di terra che portò lo Stato ad intervenire per favorire la bonifica dei terreni paludosi, di acquitrini e di plaghe improduttive dal punto di vista agrario. Il concorso economico dello Stato nell’esecuzione delle opere favorì la bonificazione di vasti territori. Si succedettero pertanto numerosi provvedimenti che ebbero però ad oggetto esclusivamente la bonifica di singole ed individuate zone.

Soltanto nel 1882 si giunse alla prima legge sulla bonifica di carattere generale, nota come legge Baccarini: “Norme per la bonificazione delle paludi e dei terreni paludosi”, che affrontò il problema prevalentemente in una visione di sistemazione idraulica e per un fine prevalentemente igienico anche se non disgiunto da scopi agricoli. Questo provvedimento non conteneva una disciplina sull’ordinamento e l’istituzione dei consorzi, ma la loro veste giuridica fu caratterizzata da elementi pubblicistici. I contributi di bonifica assunsero poi natura di tributi.

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